Protagonista del mondo dello spettacolo, deus ex machina di format televisivi nazionali ed internazionali di successo, Stefano Ciffo da più di dieci anni lavora come Producer e Direttore di Produzione di eventi e programmi TV.
Molto di quello che abbiamo visto sul piccolo schermo, è opera sua: ideazione, produzione e consulenza di programmi e reality show lo vedono collaborare con un nutrito staff di professionisti al suo fianco, per tenerci incollati davanti alla tv. Fin da bambino guardava la televisione e sognava di poter lavorare nel “disegnarne” le idee. Il tempo e l’impegno gli hanno dato ragione.
Si è formato negli Stati Uniti, dove ha appreso segreti e tecniche produttive del mondo dello spettacolo, fino a diventare Local Fixer e location manager a Los Angeles per grandi produzioni TV e shooting italiani.Dinamico e intraprendente, Stefano Ciffo è approdato in partnership di rilievo. Magnolia, Mediaset, Rai, La7, Sky, Realtime, Radio DeeJay, Zodiak, X Factor, L’Isola dei Famosi, hanno goduto della sua preziosa e fruttuosa collaborazione, tanto da vederlo approdare al management di Talent, artisti e conduttori, oltre che del Marketing.
– Management e producer di successo tra cinema, arte e tv, la parola all’esperto. Dott. Ciffo, come cambiano i linguaggi della comunicazione attraverso i vari format da lei prodotti? Qual è il punto focale di un programma di successo che faccia share oggi, risultando accattivante per il pubblico?
Perché un programma abbia successo oggi bisogna cercare fin dall’ inizio di progettare casting, idea del programma, fascia di pubblico e rete più adatta a quel progetto. Importante è anche l’utilizzo dei social che stanno cambiando i linguaggi di comunicazione non solo per pubblicizzare, ma anche per far interagire il pubblico che può votare, commentare e condividere il suo programma preferito sulle piattaforme digitali. Infine occorre trattare i temi in modo attuale, diretto e di tendenza, in modo da tenere viva l’attenzione dello spettatore. Non a caso attualmente sono molto in voga i programmi di cucina, perché ci si sente coinvolti e si può prendere spunto per ricette da fare in casa, così come sono molto di moda i reality perché ci mostrano i personaggi famosi in un modo più vicino a noi.
– Con il suo lavoro fa da spola tra Stati Uniti ed Italia. È stato complesso approcciare al mondo delle produzioni tv significativamente importanti? E l’Italia come si colloca in termini di qualità in quest’ambito?
In questo mondo si entra gradualmente: sono partito con produzioni minori e con mansioni si meno responsabilità, per poi piano piano crescere di importanza. Quindi non è stato complesso approdare a produzioni più imp犀利士
ortanti perché ci sono arrivato preparato e con anni di lavoro alle spalle.
Per quanto riguarda la differenza tra Stati Uniti e Italia è che i primi creano sicuramente format di successo, ma in Italia viene curata molto di più la qualità del prodotto, ovvero l’immagine e i contenuti perché c’è un’attenzione maggiore per i dettagli che comunque è insita nella nostra storia artistica.
– La passione per i reality l’ha sempre posseduta. Quando è approdato ad X Factor per la prima volta, in che modo ha cercato di lavorare sul programma che ha lanciato tantissimi talenti?
Ci ho lavorato con molta passione perché vedendolo sempre dall’esterno non ero a conoscenza di molti aspetti organizzativi per far funzionare un reality. E’ stato da lì che ho capito che questa era proprio la mia strada e ho continuato con sempre più entusiasmo e determinazione in questa direzione.
– Siamo abituati a pensare ai reality come un prodotto estemporaneo di cui avere immediata fruibilità, ma dietro ogni registrazione o diretta che si rispetti, esiste un mondo di convenzioni e ritmi forsennati. Può svelarci qualche aneddoto da backstage?
È vero, dietro ogni diretta ci sono settimane di preparazione e molte più persone dietro alle telecamere piuttosto che davanti. Si corre e si lavora molto, ci sono molte cose da organizzare per far si che tutto fili liscio durante le registrazioni..-anche se non è poi sempre così: infatti accadono degli imprevisti che proprio noi della produzione dobbiamo risolvere in tempi record e costi minori possibili.
– Ogni progetto per essere di successo, merita una divulgazione concreta e capillare. Ciò giustifica anche l’alto gradimento del suo ultimo lavoro con chef Cannavacciuolo in ‘Cucine da incubo’. Il programma gode di una sua longevità. Il segreto?
Esatto: siamo alla settimana stagione ormai! Il segreto sta sicuramente nella scelta di Antonino Cannavacciuolo, che negli anni non è stato più visto solo come lo chef stellato che ti guardava con superiorità, ma come una persona che mette a disposizione tutto il suo sapere per aiutare ristoratori in difficoltà e che ci tiene davvero a dare consigli non solo riguardanti la ristorazione, ma anche a livello di rapporti umani.
– Televisione tra finzione e realtà. Esiste un giusto compromesso tra le due cose? Se si, come si riescono a coniugare?
Non si può parlare di finzione, ma ci sono sempre dei concept che si vogliono far passare in un certo modo. Bisogna però fare una distinzione tra reality e non: i primi sono ovviamente più spontanei e si creano puntata dopo puntata in base agli eventi che succedono tra una e l’altra, mentre i secondi sono più legati allo script iniziale e seguono un filo conduttore prestabilito.
– Se dovesse riassumere lo storytelling della sua carriera in poche righe, come la descriverebbe?
La descriverei come un viaggio in continua evoluzione: fin da giovane sapevo che era questo il mondo in cui volevo lavorare e mi sono impegnato; ho studiato molto per arrivarci. Mi sono inserito nell’ambiente e piano piano le opportunità di crescita sono arrivate e mi hanno portato dove sono ora.
– Programmi come brand. Sarà questa la nuova tendenza social della divulgazione mediatica?
Assolutamente sì: accade sempre più di frequente che le produzioni televisive studino dei programmi ad hoc per un brand, oltre al solito inserimento di sponsor. Spesso il brand viene messo in risalto anche dal vip che lo utilizza durante la trasmissione.
– Fare o pensare la televisione. Il Monito di Stefano Ciffo?
È proprio l’unione tra il fare e il pensare che crea il prodotto televisivo che siamo abituati a vedere, anche se questa unione non è evidente agli occhi dello spettatore.